Uno dei primi documenti sull’uso dei baffi (senza barba) può essere fatto risalire ai Celti dell’età del ferro. Secondo Diodoro Siculo:

I Galli sono alti di corpo con muscoli increspati e pelle bianca e i loro capelli sono biondi, … Alcuni di loro si radono la barba ma altri la lasciano crescere un po’; e i nobili si radono le guance ma lasciano crescere i baffi fino a coprire la bocca.

La popolarità dei baffi in Occidente raggiunse il picco alla fine del XIX secolo, in coincidenza con un’accresciuta popolarità nelle virtù militari. A ogni paese, reggimento e ceto sociale corrispondeva uno stile; in genere gli uomini più giovani e i ceti più bassi potevano lasciarsi crescere baffi più piccoli e meno elaborati: più un uomo avanzava di ceto, più i baffi potevano essere grandi, fino a quando non gli era permesso di lasciarsi crescere tutta la barba.

Dopo la seconda guerra mondiale la moda dei baffi maschili ha seguito gli orientamenti politici o sociali dell’epoca. Ad esempio molti simpatizzanti del comunismo portavano negli anni ’50 folti baffi simili a quelli di Stalin. Degna di nota è la caratterizzazione, in quel periodo, del personaggio di Peppone fatta da Gino Cervi nei fortunati film dedicati a Don Camillo.

Negli anni 60 si preferivano volti glabri, mentre la cultura hippy degli anni 70 ha reintrodotto la moda dei baffi, come segno distintivo di rottura rispetto alla generazione precedente. Negli anni ’80 e ’90 sono tornati di moda i volti glabri, mentre a partire dagli anni 2000 si sono affermate le barbe folte abbinate a baffi importanti.

Nelle culture occidentali le donne generalmente rimuovono i peli del volto, sebbene siano in grado di farli crescere, di solito sotto forma di baffi sottili. L’artista Frida Kahlo si ritraeva con entrambi i baffi. I baffi inglesi erano un tempo usati nei melodrammi, nei film e nei fumetti come indicazione stenografica di scelleratezza.

Sorvolerò su proverbi tipo “Donna baffuta sempre piaciuta” ma la presenza di baffetti nella donna può essere segno di uno squilibrio ormonale, provocato dal mancato assorbimento delle sostanze androgene, in particolare per un eccesso di testosterone e androsterone rilasciato dalle ovaie.

L’eccessiva peluria presente sopra il labbro superiore femminile, soprattutto se scura, viene rimossa con ceretta, epilazione laser oppure schiarita attraverso l’utilizzo di sostanze chimiche. La famosa crema che ti brucia l’anima oltre la pelle o te li fa biondo platino!

Ma se c’è un signore che aveva i baffi folti e li portava con orgoglio e disinvoltura be questo è un tuo desiderio, sto parlando di:

Gianmaria Testa! Definito il più francese dei cantanti italiani, amatissimo e rispettato in Francia e poi scoperto, accolto e mai abbandonato in Italia. Un uomo “diritto”  classe 1958, nasce a Cuneo da una famiglia di agricoltori che amavano la musica e il canto.

I suoi lo incoraggiano a studiare chitarra da autodidatta anche se lui farà sempre il ferroviere fino al 2007, prima come capostazione e poi come coordinatore del traffico ferroviario.

Sarà una produttrice francese Nicole Countrois, che ne comprende la forza espressiva e nel 95 esce in Francia il primo disco di Gianmaria “Montgolfières” e L’esperienza musicale dei concerti con musicisti quali David Lewis (tromba) contribuisce al successo di critica e pubblico in terra francese.

Nell’ottobre del 1996 esce il secondo disco, Extra-Muros e nel febbraio del 1999 esce il suo terzo album Lampo, realizzato sotto la direzione di David Lewis  Seguono numerosi concerti in tutta Italia nel corso del 2000; con il tutto esaurito al Teatro Valle di Roma la sua carriera di cantautore italiano ha la definitiva investitura.

Nell’ottobre 2000 esce in Italia un nuovo disco, intitolato Il valzer di un giorno, che ottiene un immediato successo di critica e di vendite.

La scelta di collaborare strettamente con musicisti di alto livello, oltre che con poeti e scrittori, continua a rivelarsi determinante nell’esperienza musicale di Testa, che nel 2002 inaugura l’edizione di Umbria Jazz, il maggior evento legato al genere in Italia.

Dalla collaborazione con Enrico Rava nasce il fortunato Guarda che luna!, spettacolo teatrale dedicato alla figura di Fred Buscaglione che ha visto protagonisti la Banda OsirisStefano Bollani.

Nel 2004 Gianmaria Testa prende parte a due produzioni importanti: RossinTesta, spettacolo surreale con Paolo Rossi, e Chisciotte e gli invincibili, da un testo inedito di Erri De Luca.

All’inizio del 2009 esce il primo album live, Solo dal vivo, frutto della registrazione di un concerto all’Auditorium di Roma.

 L’uscita del disco è stata accompagnata da una serie di concerti a Parigi, Milano, Roma, Bruxelles, Amsterdam, Berlino, Vienna.

Il 2011 ha segnato per Gianmaria Testa un altro momento importante dal punto di vista dell’esperienza più prettamente teatrale: ha infatti esordito al Teatro Carignano di Torino lo spettacolo 18 mila giorni.

Gianmaria Testa è morto il 30 marzo 2016 all’età di 57 anni. Nel maggio del 2015 aveva rivelato di essere malato di cancro. Il 19 aprile dello stesso anno è uscito postumo il libro Da questa parte del mare per Einaudi Editore, con la prefazione dell’amico Erri De Luca.

Nel 2019 viene pubblicato l’album postumo Prezioso, composto da 11 brani registrati in studio, raccolti dalla moglie Paola Farinetti con il supporto dell’ingegnere del suono Roberto Barillari.

La città di Torino ha deciso di intitolargli nel dicembre 2020 una via in fase di apertura da Piazza Nizza allo Scalo Vallino.

Per chiudere ho letto questa cosa sulla sua ultima compagna che credo dia l’idea che le cose spesso non vanno come pensiamo ma vanno esattamente come devono andare

Cito “Il giorno in cui s’incontrarono, lei era la dirigente pasionaria del Teatro Sociale di Alba: magra, nervosa e compagna, come sempre è stata Paola Farinetti. Gianmaria Testa, invece, era il prototipo del cantautore: innamorato della musica e poco concentrato sul resto. Si trovava lì per suonare a una serata dei Giovani Industriali di Cuneo.

Non si conoscevano, ma lei quasi gli si scagliò contro per chiedergli come gli fosse venuto in mente di esibirsi per loro: «Io dirigevo un teatro, non potevo rifiutarne l’affitto. Ma lui era un artista, avrebbe dovuto dire di no». Non si conoscevano, ma la politica era una matrice comune. Qualche anno dopo, lei dirigeva il Grinzane Festival e lui di nuovo arrivava con la sua chitarra. Scattò e basta.

Nessuno dei due era libero e ci fu un anno di magica clandestinità: «Se non ci fosse stato quel periodo, forse non sarebbe nato tutto. Da amanti vivi ogni giorno come se fosse l’ultimo».

Erri De Luca definì il loro rapporto un’alleanza: «All’inizio è una questione di fortuna: ci si riconosce dall’odore. Hai trovato il tuo alleato ideale. Poi niente è gratis, si costruisce giorno per giorno».

E proprio niente è stato gratis per loro. Un tumore si è portato via Gianmaria il 30 marzo del 2016. Paola non si è mai fermata e mai nascosta, forse neppure protetta. «Ormai me lo sono ficcata in testa che devo andare avanti, che vivere con un altarino non avrebbe senso. Ho condiviso con lui diciannove anni intensissimi. A volte lo maledico per il fatto che se ne sia andato. Non è semplice starmi vicino, ne parlo continuamente. Ma sto attenta a non fare della vedovanza una professione».

Se vuoi ascoltare questa puntata di “Vedo cose faccio gente” pigia qui.