In origine con il termine guardaroba si intendeva un primitivo gabinetto situato in un castello medievale, solitamente un semplice buco con scarico all’esterno. 

La “torre della latrina” è una torre costruita appositamente per ospitare questi gabinetti, che solitamente si sporge dalle mura.

Esattamente, non una latrina ma una piccola stanza o un grande armadio, solitamente adiacente alla stanza o allo studio, che garantiva un sicuro deposito per abiti di valore ed altre cose preziose: vestiti, gioielli, spezie, argento e soldi.

Questo termine venne poi adottato per intendere ciò che usiamo per riporre vestiti, oggetti e nei teatri ad esempio i cappotti o tutto ciò che ci ingombra appunto, che all’epoca intendendo un buco in una latrina era fondamentale lasciare depositato altrove.

La protagonista di oggi ha iniziato a lavorare proprio come guardarobiera: Zora Neale Hurston, nata il 7 gennaio del 1891 a Notasulga, Alabama, era la sesta degli otto figli del Reverendo Battista John Hurston e dell’insegnante Lucy Ann Potts.

La sua famiglia si trasferì a Eatonville, in Florida, una delle prime città degli Stati Uniti abitata solamente da afroamericani, quando lei aveva tre anni.

Suo padre fu eletto sindaco della città per tre mandati e qui Zora iniziò a ricevere la sua prima educazione. 

La vibrante tradizione folclorica della sua città e le incredibili storie narrate dagli anziani del paese, la ispirarono tant’è che cominciò a creare storie anche lei sulla scia di quei racconti.

Quando sua madre morì suo padre si risposò e Zora fu mandata in collegio a Jacksonville dove sentì parlare per la prima volta di segregazione razziale. Scrisse più tardi, «Jacksonville mi ha fatto rendere conto di essere una ragazza di colore».

Sola e senza denaro, Zora iniziò a lavorare come guardarobiera per una compagnia itinerante di operetta che la condusse a Baltimora dove decise di fermarsi. 

Determinata a proseguire gli studi, si recò alla Morgan Accademy, una scuola superiore per afroamericani, e illustrò la sua situazione al preside che la accettò nell’istituto trovandole anche un lavoro come badante.  Fu in questo periodo che la ventiseienne Hurston, probabilmente per avere i requisiti necessari a iscriversi al corso, dichiarò di essere nata nel 1901, togliendosi così dieci anni.

Zora si dimostrò subito una studentessa brillante. «Ogni cosa nuova che imparavo a scuola mi rendeva felice», scrisse poi nella sua autobiografia. 

Jump at de Sun, le aveva sempre ripetuto sua madre Lucy.

L’incontro con una studentessa della Howard University che la definì “materiale da Howard”, la fece trasferire a Washington D.C. dove trovò ospitalità a casa di un’amica. 

Dal 1918 al 1924 la Hurston studiò alla Howard University guadagnandosi da vivere facendo la manicurista in un negozio da barbiere per soli bianchi.

La Hurston si fece ben presto notare per le sue capacità e gli insegnanti iniziarono a spronarla a scrivere. 

Utilizzò i racconti che aveva sentito a Eatonville come parte della sua prima storia, vinse un concorso, era il 1921 e Zora aveva già trent’anni, pur passando per una ventenne.

La carriera di Zora iniziò a brillare. Incoraggiata da diversi insegnanti, raggiunse New York per perfezionare la sua scrittura e per finire gli studi. Mentre studiava antropologia al Barnard College, scrisse poesie, opere teatrali, articoli e racconti brevi e nel 1925 ricevette diversi riconoscimenti.

Dopo la laurea alla Barnard, la Hurston continuò i suoi studi alla Columbia University dove ebbe la possibilità di studiare con l’illustre antropologo tedesco Franz Boas che ne condizionò profondamente il lavoro. 

Nel 1926 iniziò a fare ricerca sul campo per Boas ad Harlem e nel 1927 a Eatonville, raccogliendo materiali che avrebbe inserito nelle sue collezioni e nei suoi romanzi. 

Partì poi alla volta di Haiti e della Jamaica producendo al rientro due importanti collezioni di folclore: Mules and Men e Tell my Horse. Da questo momento la sua carriera fu inarrestabile.

Scrisse diversi romanzi tra cui il famoso “I loro occhi guardavano Dio” è l’opera più famosa di Zora, la scrittrice diventa a pieno diritto una che fa parte dell’Harlem Renaissance, Rinascimento di Harlem è un movimento artistico-culturale afroamericano sorto verso l’inizio degli anni 20 negli Stati Uniti.

Il centro nevralgico del movimento fu il quartiere di Harlem, a New York, e da lì si espanse nei centri urbani di tutti gli Stati Uniti. 

Attraverso lo sviluppo di tutte le forme d’arte (letteratura, teatro, musica, arti visive, danza) e delle scienze sociali (sociologia, storiografia, filosofia), artisti e intellettuali trovarono nuove vie per esplorare ed approfondire l’esperienza storica degli afroamericani, nonché la vita dei neri dell’epoca nelle grandi città degli Stati Uniti settentrionali.

Sfidando gli atteggiamenti paternalistici e razzisti dei bianchi, artisti e intellettuali afroamericani rifiutarono di limitarsi ad imitare lo stile degli europei e dei bianchi d’America, ma esaltarono invece la dignità e la creatività nera, rivendicando inoltre la loro libertà di esprimersi a proprio modo, esaminarono la propria identità di neri americani, celebrando la cultura nera che era emersa dalla schiavitù e i loro legami culturali con l’Africa.

Doveroso è dire anche che molto spesso queste persone non sapevano esattamente da quale parte dell’Africa venissero, perché i loro avi erano schiavi e molto spesso analfabeti, ricostruire delle origini verificabili era complesso e non sempre possibile, soprattutto e anche a causa dell’ostruzionismo delle note famiglie bianche schiaviste che ancora oggi fanno fatica a riconoscere i reati dei loro avi, in primis per la vergogna ma molto spesso anche e solo per non pagare risarcimenti legati al passato.

Zora scrisse “I loro occhi guardavano Dio” mentre si trovava ad Haiti per uno studio antropologico. Il romanzo è però ambientato in Florida.

La sua autobiografia, Dust Tracks on the Road, fu pubblicata nel 1942.
Hurston aveva una personalità complessa.

Il suo biografo letterario, , la descriveva come «appariscente eppure vulnerabile, egocentrica ma premurosa, una repubblicana conservatrice e una neo nazionalista nera».

Le opere della Hurston vennero dimenticate per decenni, per ragioni sia culturali che politiche.

Molti lettori disapprovavano il modo in cui la Hurston nei suoi romanzi si serviva del dialetto afroamericano, dal momento che la narrativa dialettale statunitense storicamente aveva sempre avuto una marcata caratterizzazione razziale.

La Hurston non era una conservatrice sociale. Aveva essenzialmente una filosofia libertaria. Dai suoi scritti emerge scetticismo verso la religione tradizionale ed affinità nei confronti dell’individualismo femminista.

La Hurston si oppose alla decisione della corte suprema nel caso Brown contro Board of Education del 1954, la quale rendeva incostituzionale la segregazione razziale nelle scuole.

Credeva che se le scuole separate erano veramente di pari livello (e credeva che lo stessero diventando) l’educazione di studenti bianchi e neri nella stessa classe non era migliore dell’educazione in classi separate.

In più, era preoccupata dalla scomparsa di scuole ed insegnanti neri perché riteneva fossero un mezzo per trasmettere la cultura afroamericana alle generazioni più giovani.

Diede voce alla sua opposizione in una lettera. Nonostante queste idee, la Hurston si è sempre opposta alla segregazione.

In tutto questo susseguirsi di eventi, la Hurston trovò solo in un’occasione spazio per l’amore.

Il 19 maggio del 1927 sposò il suo compagno di studi alla Howard, Herbert Sheen dal quale divorziò quattro anni dopo.

Durante gli ultimi anni della sua vita i lavori della Hurston furono ignorati ed ella piombò in uno stato di estrema povertà.

Lavorò per un periodo come donna di servizio, bibliotecaria, supplente ed editorialista per il «Fort Pierce Chronicle».

Alla fine del 1959 venne ricoverata al St. Lucie Welfare Home dove morì il 28 gennaio 1960 per un grave disturbo cardiaco. Fu sepolta in una tomba senza nome nel cimitero di Fort Pierce.

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