Una nuova stagione di Black Mirror è fuori, in onda su Netflix, per chi non conosce questa serie tv, parla di drammi tecno-umani dalle tinte inquietanti e descrive il nostro prossimo futuro, raccontando nei dettagli le distorsioni della nostra attuale società.

Si parla di tecnologia che prende il sopravvento sulla nostra natura umana, che ne detta nuove regole non tanto dissimili dalla realtà e che proprio questo ci appare in tutta la sua drammaticità.

La sesta e ultima stagione di Black Mirror parte con un episodio a mio avviso geniale, un racconto che si avvicina così tanto alla realtà delle nostre vite che il primo istinto è quello di spegnere per sempre la televisione, fare a meno dei computer tornando al buon vecchio calamaio e foglio e cestinare i telefonini, assicurandosi di aver distrutto la scheda interna e incendiato il cellulare fino a vederlo liquefarsi nelle fiamme vive.

Forse questo non vi farà venire l’acquolina in bocca ma sappiate che se non vi soffermerete su questa serie tv, digiunerete di qualcosa che riguarda la vostra consapevolezza, le vostre scelte presenti e future.

Il creatore della serie si chiama Charlie Brooker, prendetevela con lui per aver creato una serie distopica ma neanche troppo!

Al centro ci sono gli esseri umani sempre, questa nuova stagione è di una normalità imbarazzante e il primo episodio si intitola: “Joan è terribile” che è la storia di una donna normale che una sera davanti alla tv su una piattaforma che si chiama Streamberry ma che è Netflix con tanto di “tu tun” quando preme play sulla sua icona, scopre che la sua vita è diventata una serie tv, però a recitare la sua esistenza non c’è lei ma una bellissima Salma Hayek.

Algoritmi e plurime realtà o livelli di coscienza la fanno da padrona in questo primo episodio, il creatore di Black Mirror sembra prendersi gioco del piatto in cui mangia, la piattaforma che lo ospita e i suoi creatori di contenuti diventano il bersaglio numero uno, il secondo è l’umanità intera, troppo indaffarata ad accorgersi che rubano continuamente le nostre vite, pilotano i nostri gusti e futuri acquisti, tramite l’utilizzo sconsiderato che ogni giorno facciamo del mondo virtuale.

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Ci incasellano in target, diventiamo merce insomma, tutto ciò viene venduto ai miglior offerenti per permettergli di venderci i loro prodotti e molto spesso ci riescono, pensate un po!

The social dilemma” il docufilm diretto da Jeff Orlowski, ci aveva dato un assaggio della dipendenza che ci provocano i social media, del loro utilizzo nella vita politica, dei danni sulla salute mentale.

La cronaca di questi giorni riguarda anche gli youtuber che per creare un “contenuto” su una Lamborghini presa in affitto – più distorsione della realtà di questa non so immaginarla – hanno travolto una famiglia uccidendo un bambino di 5 anni alle porte di Roma.

Tutto per guadagnare o per assomigliare a qualcuno o qualcosa, destinati a una vita di frustrazioni e totale assenza di verità.

Non credo sia un caso che al centro di questo primo episodio bomba della sesta stagione di Black Mirror c’è un leitmotiv che si chiama “Mancanza di autenticità”, cosi si sente la protagonista Joan, le sembra di vivere in funzione delle decisioni altrui e quindi di non governare la sua vita, anzi di non aver nessun controllo su essa. 

Per quanto possa sembrare una seduta di psicanalisi, e dentro questa storia viene rappresentata anche quella, l’idea che la Joan reale – si fa per dire – possa essere rappresentata da una Joan più bella che lavora in un ufficio più bello e che ha un ragazzo più bello e che a sua volta venga rappresentata da un’attrice ancora più bella ecc ecc è puro metaverso, strizza l’occhio al paradossale e al contempo ci fa pensare che siamo tutti fottuti.