foulard è un fazzoletto, leggero e realizzato in vari materiali, seta, cotone o lana.

La parola foulard proviene dalla lingua francese, ed è il termine con il quale si indica il fazzoletto di seta.

Particolarmente di moda negli anni sessanta era l’abitudine di portare il foulard sulla testa ed annodato sotto al mento, e spesso abbinato ad un paio di occhiali scuri, così come usavano le attrici Audrey HepburnSophia Loren e Grace Kelly, ma anche la first lady Jacqueline Kennedy Onassis.

La protagonista di oggi ne indossava uno blu chiaro, con delle sfumature di celeste alle volte, lo usava per coprirsi il capo come si usa in alcuni luoghi del mondo, sto parlando della missionaria Annalena Tonelli.

“Mi chiamo Annalena Tonelli: sono nata in Italia a Forlì il 2 Aprile 1943. Lavoro in sanità da trent’anni, ma non sono medico. Ho certificati e diplomi di controllo della tubercolosi in Kenya, di Medicina Tropicale e Comunitaria in Inghilterra, di Leprologia in Spagna. Lasciai l’Italia a gennaio del 1969. Da allora vivo a servizio dei Somali.”

Cosi inizia la sua lettera aperta quando si presenta. Annalena era secondogenita in una famiglia di cinque figli: i genitori erano il Dott. Guido e Teresina Bignardi. 

 Al termine del liceo, nel 1961, si iscrive alla facoltà di legge a Bologna e subito dopo parte con l’American Field Service per Boston, a Cambridge dove frequenta l’ultimo anno della scuola, conseguendo il diploma a pieni voti. Nel 1962 torna a Bologna e riprende gli studi.

Nel ’68 si laurea a Ferrara con una tesi su «La responsabilità penale del minore». L’anno successivo parte per Chinga (Nyeri), Kenya, come insegnante di scuola superiore delle Missioni Consolata di Torino.

Durante il mese di vacanze estive va con le Piccole Sorelle di Cuneo in Uganda per assistere alla visita di papa Paolo VI e a novembre termina il servizio a Chinga.

Fa domanda per lavorare direttamente alle dipendenze del governo del Kenya, a condizione di essere assegnata a Wajir. Questo era, infatti, il villaggio nel deserto del nord-est del Kenya che aveva in precedenza visitato e scelto perché rispondeva alla sua esigenza di «predicare il vangelo con la vita» nel mondo musulmano, secondo la spiritualità di Charles de Foucauld.

Inizialmente lavora come insegnante in una scuola superiore governativa a Wajir, nell’estremo nord-est del Kenya, regione semidesertica ove risiedono popolazioni di origine somala. Le precarie condizioni igienico-sanitarie locali la spingono ad approfondire le sue conoscenze mediche: consegue certificati e diplomi di controllo della tubercolosi in Kenya, di medicina tropicale e comunitaria in Inghilterra, di cura della lebbra in Spagna.

Già nel 1976 diviene responsabile di un progetto pilota dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) per la cura della tubercolosi nelle popolazioni nomadi.

Nel 1984, a seguito di lotte politico-tribali intestine, l’esercito del Kenya compie azioni repressive sulle tribù somale intorno a Wajir. Le denunce pubbliche di Annalena Tonelli aiutano a fermare le uccisioni. Arrestata e portata davanti alla corte marziale, si sente dire che l’essere scampata a due imboscate non era garanzia di sopravvivere anche alla seguente, ed è costretta ad abbandonare il Kenya.

Annalena Tonelli si sposta allora in Somalia.

Qui le sue attività includono un ospedale con 250 posti letto (centro di riferimento di tutta la regione, Etiopia e Gibuti compresi), una scuola di Educazione Speciale (263 studenti) per bambini sordi, ciechi e disabili (unica in tutta la Somalia), un programma contro le mutilazioni genitali femminili (infibulazione), cura e prevenzione HIV/AIDS, assistenza ai fuori casta, orfani, poveri.

ll 5 ottobre 2003, nell’ospedale da lei stessa fondato a Borama, in Somalia, Annalena Tonelli è uccisa a colpi d’arma da fuoco da un commando islamico somalo.

Scelsi di essere per gli altri: i poveri, i sofferenti, gli abbandonati, i non amati che ero una bambina e così sono stata e confido di continuare a essere fino alla fine della mia vita. Feci una scelta di povertà radicale … anche se povera come un vero povero, i poveri di cui è piena ogni mia giornata, io non potrò essere mai.

Vivo a servizio senza un nome, senza la sicurezza di un ordine religioso, senza appartenere a nessuna organizzazione, senza uno stipendio, senza versamento di contributi volontari per quando sarò vecchia. Sono non sposata perché così scelsi nella gioia quando ero giovane. Volevo essere tutta per DIO. Era una esigenza dell’essere quella di non avere una famiglia mia…

Ho amici che aiutano me e la mia gente da più di trent’anni. Tutto ho potuto fare grazie a loro, soprattutto gli amici del Comitato per la lotta contro la fame nel mondo di Forlì. Naturalmente ci sono anche altri amici in diverse parti del mondo. Non potrebbe essere diversamente

Adotto questo stile di vita priva di certezze ma solo con la fede e fiducia nei confronti del prossimo, io la trovo di una nostalgia romantica questa attitudine, priva di cinismo, accogliente verso quello che ognuno di noi vuole e può.

Annalena Tonelli doveva essere una delle protagoniste di Vedo cose faccio gente.

Se vuoi ascoltare tutta la puntata pigia qui.