Le scarpette da punta sono un modello speciale di calzatura usato dai ballerini per danzare in punta. Permette loro infatti di muoversi sulla punta dei loro piedi.

Le donne iniziarono ad avere un ruolo nei balletti nel 1681: fino ad allora infatti i danzatori erano solo uomini. All’epoca, i costumi erano pesanti: i ballerini indossavano maschere, grosse parrucche e scarpe col tacco. 

Marie Camargo, a metà del Settecento, fu la prima ad usare scarpe senza tacco, riuscendo così a eseguire salti e movimenti che altrimenti sarebbero stati molto difficili se non impossibili.

I tacchi sparirono del tutto dalle scarpe da balletto dopo la Rivoluzione francese.

Le antenate delle scarpette da ballo moderne erano assicurate ai piedi tramite nastri e avevano dei sostegni sotto alle dita che consentivano di eseguire salti e piroette e di estendere completamente il piede.

La nascita della scarpette da punta moderne è spesso attribuita alla danzatrice russa Anna Pavlova, una delle più importanti e influenti ballerine dell’epoca.

Pavlova aveva un arco del piede particolarmente alto e pronunciato, cosa che la rendeva esposta agli infortuni nella danza sulle punte. Inoltre aveva piedi sottili e affusolati, il che accentuava la pressione e lo sforzo sulle dita dei piedi.

Per questi motivi, inserì come rinforzo una soletta interna in pelle come sostegno ausiliario, indurì la punta tutta attorno alla zona delle dita e la appiattì ulteriormente fino a darle una forma simile a una scatola.

Milano, Carla Fracci, nata il 20 agosto 1936, restava il tempio di una vita artistica da divina, iniziata come lei stessa amava raccontare ad ogni incontro o intervista, soprattutto a quelle giovani generazioni che, senza averla mai vista ballare, la venerano come un idolo pop, affollati intorno a lei per un selfie speciale.

Commovente risentire dalle sue parole il racconto di un’infanzia modesta, nell’Italia del dopoguerra, da figlia di un tranviere, Il padre Luigi Fracci, di origini milanesi, fu sergente maggiore degli alpini in Russia che si stabilì definitivamente a Milano dopo il ritorno dall’Unione Sovietica, mentre la madre Santa Laura, detta Santina, Rocca era operaia. Il padre, amatissimo, che con il suo mezzo l’accompagnava proprio davanti al teatro.

E quella frase in milanese stretto, “la ghà un bel faccin” che all’audizione alla Scuola di ballo scaligera la direttrice pronunciò appena prima che scartassero quella bambina troppo gracile per i canoni di una ballerina.

 Entrata in compagnia nel 1954, i suoi racconti sugli esordi folgoranti sono un susseguirsi di incontri, da Luchino Visconti a Eugenio Montale.

La carriera internazionale la chiamò presto, in un’epoca in cui solo alle “prime ballerine assolute” toccava, ospite dell’American Ballet Theatre, del Royal Ballet.

Un lavoro incessante su di sé (gli esercizi alla sbarra eseguiti ogni giorno fino a non molti anni fa), Carla Fracci ha danzato tutti i ruoli del repertorio, eccellendo in Giselle e Giulietta, alle ballerine di oggi sembra normale avere uno o più figli: allora non lo era affatto, era quasi proibito, avrebbe rovinato la carriera, anche in questo Carla Fracci è stata una pioniera, in tante foto è con lei il figlio Francesco.

 La prima étoile a portare la danza in televisione, era stata anche direttrice, e che direttrice, al Teatro dell’Opera Roma.

Dietro la sua carriera artistica, tutti lo sapevano, c’era il marito pigmalione, incontrato giovanissima alla Scala: il regista Beppe Menegatti, coltissimo ed estroso, i cui racconti era un piacere ascoltare per ore, autentico alter ego della moglie étoile, tanto da poter anche sostenere un’intervista al suo posto.

Sempre bellissima nel suo total look bianco, come a un’étoile si addice, i capelli raccolti nello chignon, le scarpette candide che spuntavano dalla gonna.

Io la vidi una volta dal vivo, scendere le scale che collegano i fori imperiali con monti, c’è un museo li sopra ma ora non mi sovviene, insomma scendeva leggiadra, sembrava che volasse coperta dai suoi veli bianchi che la cingevano!

Una calma e sorridente ma che se si arrabbiava era in grado di tirare fuori un certo temperamento focoso con estrema eleganza.

 Nel 1981 il New York Times la definì prima ballerina assoluta.

Nel 2008 collaborò con il gruppo Elio e le Storie Tese nell’album Studentessi recitando un intermezzo vocale al termine del brano Effetto memoria (Inverno) che introduce la traccia Heavy Samba.

Morì la mattina del 27 maggio 2021, all’età di 84 anni, nella sua casa di Milano, a causa di un cancro.

È la prima donna ad essere sepolta nel famedio del cimitero monumentale di Milano.

Se vuoi ascoltare tutta la storia di Carla dalla mia voce puoi pigiare qui.