Nata nel 1860 a Southwark (Londra) dalle mani di Thomas William Bowler (da cui il nome bowler con cui è nota nel mondo anglosassone), la bombetta divenne in breve tempo il cappello formale maschile per eccellenza nella moda occidentale.
Se la bombetta e l’ombrello era caratteristica dell’abbigliamento maschile inglese, trovò adozione nella popolazione femminile nelle andine come Perù e Bolivia.
Anche se la madre patria di questo cappello è l’Inghilterra, è mio dovere ricordare che in America si diffuse in concomitanza e fu definito il cappello Derby, dal conte Edward George Derby, politico inglese, deputato whig e ministro delle Colonie, che fece approvare la legge sull’abolizione della schiavitù.
Fece anche un’altra cosa importante Derby, appoggiò il Reform bill, per l’allargamento del suffragio.
Se c’è un personaggio che di questo cappello ne ha fatto uno status symbol è Charlie Chaplin, il protagonista di oggi è proprio lui!
All’anagrafe risponde al nome di Ser Charles Spencer Chaplin, tutti lo conoscono come Charlie, nato nella Londra di fine 800, Chaplin è stato: attore, sceneggiatore, compositore e produttore cinematografico.
Ha lavorato tanto Charlie, autore di più di novanta film, il personaggio che gli ha regalato la fama è senza dubbio “Il vagabondo”, Charlot per gli italiani, in realtà solo per gli italiani perché il personaggio in inglese era solo the TRAMP, appunto IL VAGABONDO.
Questo fu il personaggio che parlava delle classi più emarginate in un momento storico come la rivoluzione economica e industriale, alle volte comico alle volte amaro, il linguaggio del cinema muto firmato Chaplin era travolgente.
Le sue idee progressiste trasparivano dalla critica non troppo velata del suo cinema, tanto da essere sottoposto a Maccartismo, non diamo nulla per scontato, il maccartismo fu un atteggiamento politico- amministrativo americano che caratterizzo gli anni 50 del XX secolo, mirava ad esasperare tutte quelle persone giudicate per le loro idee filo comuniste.
Proprio per maccartismo, nel 1952 mentre Charlie e famiglia si recavano a Londra per la prima di “Luci della ribalta” e un periodo successivo di vacanza, a Chaplin gli fu negato il permesso di rientrare negli USA e passò il resto della sua vita in Svizzera.
Solo all’inizio degli anni 70 gli fu permesso di rientrare negli Stati Uniti, precisamente nel 72 per ritirare il suo secondo Oscar onorario, e l’anno dopo ne vinse un altro: l’Oscar alla migliore colonna sonora per “Luci della ribalta” che era stato fatto venti anni prima ma a causa del suo isolamento per la questione maccartismo, rimase inedito sul suolo americano.
Comunque tutto è bene ciò che finisce bene, che la sua carriera lo abbia consacrato a star mondiale è innegabile, diciamo che il suo vissuto personale e la sua infanzia non è stata proprio una passeggiata.
Proviamo a sintetizzare traumi e abbandoni: Chaplin nasce in un sobborgo di Londra, i suoi genitori sono Charles Chaplin Senior attore di varietà di discreto talento e Hannah Hariette Hill, un’attrice di altrettanto talento.
Se posso permettermi Charlie era tutto sua madre, uguale anche in volto!
Insomma Charlie Chaplin era un figlio d’arte ma i suoi genitori non erano proprio un esempio da seguire ‘pedagogicamente’ parlando.
La coppia aveva già un figlio, Sidney, avuto da Hannah con un uomo molto più anziano di lei precedentemente e mentre il Chaplin Senior era in tournee in America e il nostro Charlie era ancora in fasce, Hannah intreccia una relazione con un famoso cantante dell’epoca, Leo Dryden, tanto da avere un figlio con lui.
Già le cose tra i genitori di Charlie non andavano, il tradimento e conseguente prole segnano la fine del matrimonio.
Da li un disastro: prima il padre vuole tenere con se, lui e suo fratellastro Sidney, il tentativo fallisce miseramente, complice anche il vizio dell’alcol di Charlie Senior.
I bambini tornano dalla madre ma la situazione non è delle migliori, la madre soffre di depressione e come se non bastasse finiscono anche in orfanotrofio per due anni date le condizioni indigenti della famiglia.
Se Charlie deve a qualcuno il suo talento però quella è la madre, lo porta sin da piccolo in teatro e comincia a sperimentare recitazione e canto sin da bambino.
A sette anni Chaplin e il suo talento sono già in grado di reggere un palcoscenico, al punto di sostituire la madre se non se la sente di salire sul palcoscenico.
Suo fratello Sidney diventa un trombettista e Charlie a undici anni ottiene un ruolo comico interpretando un gatto nella pantomima di Cinderella.
Sidney si imbarca su una nave per suonare e Charlie rimane solo letteralmente: suo padre muore e sua madre lotta con la depressione di cui vi parlavo, associata a una malnutrizione piuttosto importante; Che le due cose avessero una connessione era molto probabile.
Charlie deve lavorare perché è completamente solo e stiamo parlando dell’Inghilterra dei primi del 900 e lui è solo un ragazzino.
Nel frattempo la madre è finita in un ospedale, all’epoca non ci andavano per il sottile con le malattie mentali, suo fratello Sidney torna a Londra e insieme a Charlie, avendo fatto un po di soldi, riescono a far dimettere la madre, Hannah morirà poi in California nel 1928 nella casa donata dai figli.
Charlie fece la gavetta come attore comico e divenne anche un podista, si allenava sulle lunghe distanze ma quando era arrivato il momento di iscriversi alla maratona delle Olimpiadi di Londra, si ammalò e la carriera sportiva finì sul nascere.
Nel 1914 Chaplin esordì nell’acerbo cinema muto con il cortometraggio, già nel 1916 Charlie Chaplin era un attore da oltre 600.000 dollari l’anno, una cifra mai vista per quei tempi da un artista.
Un’altra particolarità di questo artista era che non metteva nulla su carta delle sue gag, teneva a mente l’intero film per poi spiegarlo agli attori sul set man mano che girava.
Sua è una delle scene più ripetute nella storia del cinema, il film è “Luci della città” la scena è quella con Chaplin e la fioraia cieca, che deve scambiare il vagabondo con un milionario e per ottenere il giusto effetto, siamo nel cinema muto ricordate, ha battuto 342 ciack.
Seguono capolavori come “Tempi Moderni” è il 1936 ed è l’ultima volta che compare Charlot, il personaggio del vagabondo.
Tralasciamo i vari matrimoni reali o presunti di Chaplin, gli amori finti o veri che colleziona, i figli sani o malati che genera, quelli che riconosce e quelli che non riconosce, diciamo che Charlie Chaplin non prenderà il premio come marito e padre dell’anno mai!
Voliamo direttamente al 1940, esce “Il grande Dittatore” il primo film sonoro di Chaplin, girato e distribuito degli Stati Uniti prima che questa entrasse nella Seconda Guerra Mondiale.
Il ruolo che interpreta è di un dittatore decisamente simile a Hitler e un barbiere ebreo perseguitato dai nazisti.
Dopo la guerra, quando l’internamento e lo sterminio degli ebrei furono noti, Chaplin dichiarò nella sua autobiografia che non avrebbe realizzato il film se solo avesse potuto immaginare cosa sarebbe accaduto nei campi di concentramento, asserendo che “non avrebbe potuto prendere in giro la follia omicida dei nazisti”.
Charlie Chaplin morì in Svizzera, la notte di Natale del 1977, all’età di 88 anni.
Il pomeriggio inoltrato della vigilia, Chaplin chiese alla moglie Oona (quarta e ultima moglie con cui ebbe otto figli) di spalancare le porte della camera affinché dalla hall sottostante potessero salire le note dei Christmas Carol, come da rituale che si ripeteva da oltre vent’anni il 24 dicembre nella loro residenza.
Quella stessa notte del 1977, intorno alle 4, morì nel sonno.
Fu sepolto nel piccolo cimitero della cittadina svizzera ed al suo fianco lo raggiungerà la moglie nel 1991.
Gli sopravvissero dieci figli, ma soprattutto vive la sua immortale creatura Charlot e i suoi film.
“Vedo cose faccio gente“ è la mia nuova rubrica, trovi un nuovo racconto alla settimana sul mio blog e arricchita di aneddoti e della presenza ingombrante e spassosa di Luca Bussoletti in radio, la puoi ascoltare il sabato dalle 20:00 alle 22:00 su Radio Cusano Campus.
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