Prendete delle giovani donne con grinta da vendere, mettete loro dei guantoni da pugile e fategli fare sparring: il risultato è una squadra di box femminile; solo che loro al posto del casco di protezione, in testa portano solo un velo!

Quando si parla di Medio Oriente, il nostro cervello automaticamente elabora immagini legate a conflitti, a loro volta legati a: Integralismo Religioso, Regimi Teocratici, logiche di profitto e sfruttamento delle risorse naturali. Da queste parti la condizione della donna è terribile: prive di qualsiasi diritto o tutela, vincolate dalla ‘legge’ nel dover eseguire qualsiasi ordine esca dalla bocca del proprio padrone, che prima è la famiglia e poi il ‘marito’.

Sono prigioniere dei veli, il burka – che può causare mineralizzazione ossea, rachitismo e osteoporosi per la mancata esposizione alla luce – è dotato di una piccola fessura sugli occhi e lascia scoperte solo ed esclusivamente le mani. Così ho pensato – “forse hanno paura che accidentalmente vadano a sbattere contro un uomo!”. Non tutti sapranno che questa pratica fu introdotta in Afghanistan nel 1900 sotto il regno di Habibullah Kalakani , che lo impose alle duecento – no dico 200!!! – donne del suo harem; Motivazione? Non indurre altri uomini in tentazione quando le (duecento!) donne si fossero recate fuori dalla residenza reale. Sino agli anni ’50 la pratica ‘burkiana’ è stata prerogativa dei ceti abbienti. Poi arrivò il Regime Teocratico Talebano, che impose il velo ad ogni essere umano femminile in circolazione e non credo che il motivo fosse di natura democratica.

Abituati a ricevere solo cattive notizie da questo angolo del mondo, me ne salta all’occhio una buona, a cui darei il sottotitolo:

KABUL – La rivoluzione del popolo rosa!

Qualche giorno fa sfogliando Marie Claire – celebre rivista femminile – ho letto un’interessante reportage dal titolo: “La Squadra Nazionale di Box al Femminile” ….targata Afghanistan!. Così mi sono saltati al cervello Tag del tipo “Box – Afghanistan – Donna”, e pensai: “C’è qualcosa che non torna!”.

Andando avanti nella lettura il sogno si è fatto realtà: “A Kabul, nello stadio dove un tempo le donne entravano solo per essere lapidate, una generazione di ragazzine intrepide sta prendendo a pugni l’Integralismo ( e sogna le Olimpiadi )”.
Mi sono detta “Non ci posso credere, la nuova leva delle donne Afghane è Fooorte!… In tutti i sensi!”; Sono solo ragazzine tra i 16 ed i 20 anni ma hanno imparato già un dato statistico importante:

IL 70% DELLE DONNE IN AFGHANISTAN SUBISCE VIOLENZA DOMESTICA.

Come tutte le giovani donne hanno dei sogni carichi di ottimismo, c’è chi desidera realizzarsi come medico, c’è chi spera di diventare una grande atleta e vincere tante medaglie. Due di loro mirano alle Olimpiadi 2012 di Londra che, ricordiamo, sono le prime ad ospitare la categoria ‘Nazionale Femminile di Box’ … poi ci vantiamo di essere evoluti. Sono legate tutte da un pensiero comune: Siamo consapevoli di dover sposare l’eletto scelto dalle nostre famiglie e sicure nel tritarlo di botte se l’eletto ci tocca! Insomma, ne viene fuori una nuova generazione di donne ibrido: pronte a uniformarsi si con la società che le circonda ma pretendendo di dettare qualche regola ad personam!

La cosa ancor più sorprendente è che il loro allenatore è un UOMO! Convincendo le famiglie delle ragazze che la box è solo uno sport e che non vìola il Corano, tre volte alla settimana mette loro i guantoni e le fa combattere! Il Secondo crede che la box le porti a sviluppare una buona autostima, oltre che – come si dice nel gergo – una buona Guardia! Tutto ciò ad un occhio occidentale può apparire già esplorato, ma se torniamo indietro solo di qualche anno, tra il 1996 ed il 2001 lo stadio Ghazi – dove oggi si allenano le pugilesse – veniva usato dal regime talebano per amputazioni, se una donna osava mettere un filo di smalto o, peggio, lapidazioni se non si indossava l’abbigliamento consono (cioè la copertura integrale). Riadattando una famosa citazione dell’astronauta Neil Amstrong: “…Un piccolo passo per un gruppo di donne, un grande passo per l’umanità femminile”.