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Ascolto consigliato: Nina Simone “Feeling good”

 

Quando ero piccola mi commuovevo facilmente, ero disinibita e aperta verso i miei sentimenti, credo sia stato merito dei miei genitori, mi hanno insegnato che non c’è nulla di vergognoso nell’esprimere ciò che si sente.

Ora non è cosi, è come se dovessi indossare un’armatura per proteggermi dalle bruttezze della vita e dal dolore, cosa che facciamo quasi tutti a questo mondo, anche chi si vanta come me di avere una certa consapevolezza, di cui ringrazio principalmente il mio terapeuta.

Ho visto un docufilm che mi ha fatto piangere ma solo dentro, come da copione nessuna lacrima ha solcato il mio volto, mi ha lasciato una profonda tristezza perché tutto ciò che ho visto è stato così vero, cosi crudele e cosi toccante che so già che farò una fatica estrema a descriverlo.

Inizialmente appena è finito non volevo scriverne, ma poi una forza oscura mi ha attirata alla tastiera, ho provato a mettere della musica e ad allontanare il pensiero da me prendendo tra le mani un libro, volevo immergermi in un’altra storia ma è stato come se qualcosa di più forte della mia volontà mi facesse premere i tasti e non potessi nascondere l’empatia che provavo, non potevo.

Il mio blog è solo il mio giardino privato, mi piace descriverlo così perché se domani lo chiudessi non cambierebbe nulla nella vita di tutti voi, credo neanche nella mia. Non sono riuscita ad ignorare questa storia che credo riguardi la vita di tutti noi.

La protagonista di questa storia è una donna di 95 anni ma dovrei dire piuttosto che è una famiglia, la sua famiglia che in realtà non lo è mai stata perché lei non c’è mai stata veramente per loro.

Quando ho cominciato a vedere questo docufilm il mio primo istinto è stato giudicarla questa donna e l’ho subito liquidata come una stronza, insensibile, manipolatrice; Credo che tra questi tre aggettivi l’unico veritiero sia l’ultimo.

Dopo aver terminato la visione ho pensato che una manipolatrice possa avere anche un cuore, seppure esprima i propri sentimenti con quel povero linguaggio che conosce, fatto di egoismo e gelosia.

Ho sempre pensato che siamo il frutto dei nostri genitori, ho capito in seconda battuta che i genitori non sono dei supereroi ma solo degli esseri umani che commettono degli errori, nessuno ne è indenne ma diciamo che alcuni ne fanno più gravi degli altri.

Fortunatamente non tutti i figli abusati o traumatizzati diventano serial killer, anzi alcuni diventano persone eccezionali forse proprio perché hanno sofferto più di altri.

La donna in questione si chiama Marianne, suo nipote Tom ha deciso di realizzare un documentario che si chiama “A Family Affair”.

Loro sono olandesi, ma in realtà Marianne è nata a Berlino tanti anni fa e suo padre era un ebreo che si vergognava di esserlo e disprezzava le proprie origini, solo che quando è arrivato Hitler ha dovuto farci i conti con le sue origini ed è scappato con la sua famiglia in Olanda.

Nonostante Marianne sia cresciuta in una famiglia benestante, non se la passava tanto bene perché suo padre apprezzava solo il suo aspetto esteriore, di ciò che sentisse questa bambina e poi questa ragazza non gli importava.

Così Marianne ha cominciato a commettere degli errori che si sono rivelati fatali, tipo farsi mettere incinta da giovanissima e dover ricorrere a un matrimonio riparatore, per sua stessa ammissione non era pronta a diventare madre e così dopo averne sfornati ben due di pargoli ha deciso che era il caso di mettere fine a questo matrimonio che era tutto fuorchè dettato dall’amore, ha messo i suoi due bimbi piccoli in un orfanotrofio e ha iniziato la carriera da modella, se non altro suo padre sarebbe stato contento di lei.

Se pensate che questo sia crudele è solo l’inizio, mettetevi la corazza se volete continuare a leggere.

I suoi due figli sono cresciuti, poi sono stati ripresi in casa da una mamma anaffettiva e poco ispirata a occuparsi di loro, infatti il più grande è finto in un ospedale psichiatrico, anche Marianne era stata massacrata da suo padre verbalmente ma forse aveva la pelle più dura del suo primogenito.

Il secondo figlio invece si è laureato in psicologia, lo sappiamo che i terapeuti diventano tali in primis per curare loro stessi, è riuscito a tirar fuori il fratello da questo manicomio perché di questo si trattava in quegli anni e in tutto ciò Marianne si era trasferita da sola in Sudafrica.

Si sa che la carriera da modella non dura molto ma al suo tramonto Marianne aveva aperto delle boutique in Sudafrica, passava da un uomo all’altro e possiamo dire che facesse la bella vita nella sua bella casa senza curarsi di nessun’altro al di fuori di se stessa.

Ha illuso più volte il suo secondo genito, del primo non vi parlerò più perché dopo l’ospedale psichiatrico è innegabile che abbia subito danni permanenti e in ultima istanza è diventato un accumulatore seriale.

Dicevo il suo secondo genito con la sua famiglia è andato a vivere in Sudafrica per 4 anni dopo l’invito della madre a dargli spazio nella sua impresa di moda ma dopo averlo fatto trasferire li con moglie e tre figli ha ben pensato di rimangiarsi la parola data e lo ha abbandonato per l’ennesima volta.

Mentre guardavo il documentario mi chiedevo: “Ma come può una persona non una madre ma una persona essere cosi crudele e irresponsabile nei confronti di un altro essere umano?” L’ho odiata anche per lui e poi ho pensato: “Ok era una donna volubile e superficiale ma vedrai che ormai a 95 anni sarà diventata saggia e matura…No.”

Le persone se non fanno un cammino di consapevolezza non migliorano e non maturano, per questo non ho mai capito la storia del ‘rispetta a prescindere le persone anziane’ per non dire i vecchi.

Le persone con la vecchiaia non migliorano anzi molto spesso peggiorano, è vero esistono delle tribù dove gli anziani del villaggio sono venerati come degli dei ma li è una questione di sopravvivenza secondo me, se devi stare in una giungla uno di 80 anni saprà più trucchi di te e può aiutarti, è un rispetto ipocrita camuffato da reverenza.

Insomma Marianne a 95 anni ha ben pensato di confidare a suo nipote Tom, autore del documentario, e alla sua biografa, che era innamorata di suo nipote e le sarebbe piaciuto persino andarci a letto.

Non è solo la questione dell’incesto che mi lascia interdetta ma la cosa che mi scandalizza veramente è la leggerezza di questa donna, che sembra non preoccuparsi di niente al di fuori del suo sentire, lo trovo ingiusto e deprimente.

I credenti sottolineano spesso che sono sempre i migliori ad andarsene prima perché evidentemente hanno già imparato tutto dalla vita, quelli che rimangono di più sulla terra sono i disastri umani che dovrebbero porre rimedio ai loro comportamenti, per farsi perdonare da Dio e ascendere anche loro nella sala Vip del Paradiso.

Questa donna non è un mostro anche se lo sembra, è il frutto delle sue esperienze e dei suoi traumi infantili ma è anche un’indolente, una che non ha mai provato a mettere in discussione se il suo modo di agire fosse corretto per gli altri, o meglio, non si è interessata del dolore che poteva causare al prossimo perché forse nessuno si è interessato al suo dolore negli anni d’infanzia, quando ne aveva più bisogno.

La sua attenuante è “Il loro padre non c’era e io dovevo guadagnare dei soldi per far sopravvivere la baracca” anche se appena ha potuto, l’ha mollata la baracca e ha lasciato i suoi figli al proprio destino.

La cosa che mi ha più commossa e vedere questi due uomini grandi, ormai alle soglie dei 60anni piangere e disperarsi ripensando alla mancanza di amore ed empatia da parte della loro madre, e ho pensato che puoi essere anche consapevole e adulto ma il trauma una volta che c’è rimane, puoi elevarlo e decidere che non sarà un ostacolo, anzi un’occasione ma rimane, è li e ogni volta che apri quella scatola la disperazione e il dolore si impossessano di te.

Avrei potuto chiudere anche io il pc e cercare di dimenticare “A family Affair”, forse ci sarei anche riuscita ma sto imparando che ciò che ci rende sensibili, seppur pagando un prezzo chiamato dolore, ci rende più ricchi.

Io vi regalo questa storia, cercate di farne tesoro e soprattutto non girate la testa dall’altra parte la prossima volta che vedrete qualcosa di ingiusto e doloroso, anche se non riguarda voi in prima persona.