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Ascolto consigliato: Ornette “Crazy”
Ieri ho guardato un documentario che si chiama “Risk” e parla di Julian Assange, conoscevo già lui e la sua storia, ma non così da vicino. Quest’uomo ha passato già 6 anni della sua esistenza chiuso nell’ambasciata dell’Ecuador a Londra per non farsi arrestare dall’Inghilterra e rischiare di essere estradato negli Stati Uniti, che se potessero quest’ultimi gli regalerebbero una bella sedia elettrica su misura, dato che la democrazia più grande al mondo esercita ancora la pena di morte in alcuni stati.
Tutto ciò perché ha denunciato dei fatti scandalosi e crudeli che la più grande democrazia al mondo ha deciso che poteva permettersi e aveva ben pensato di chiudere in un cassetto con su scritto ‘top secret’.
Questi segreti sono venuti a galla perché Assange e i suoi collaboratori, grazie ad alcune fonti che hanno l’anonimato ma che si meriterebbero una medaglia al valore, si sono indignati e hanno deciso che non potevano rimanere in silenzio, rischiando non solo la loro carriera ma la loro vita.
Assange non è l’unico eroe, ricordiamo anche Edward Snowden, anche lui ricercato dalla CIA, FBI, ecc per aver pubblicato dettagli di diversi programmi di sorveglianza di massa del governo statunitense e britannico.
Mi ha colpito molto un passaggio del film su Assange sulla questione ‘rischio’ dove lui confessa “Non credo nei martiri, fatte alcune eccezioni di veri martiri, credo che le persone debbano rischiare. Capire attentamente quali siano i rischi e le opportunità che la situazione offre. A volte ci può essere un rischio molto importante, ma anche l’opportunità può esserlo. E con opportunità intendo ciò a cui si tiene.”
Uno dei video che Julian ha reso pubblico e che ve lo dico subito è di una violenza estrema, riguarda la guerra in Iraq, si vedono dei giornalisti che sono per strada a discutere ovviamente disarmati e un aereo che sorvola la zona. I militari in volo nei loro Apache targati USA millantano che siano terroristi, avete mai visto dei terroristi con carta, penna e telecamera? Io no, comunque gli Apache aprono il fuoco come se fosse solo routine, uccidendoli tutti nel giro di pochi secondi.
Trovo che sia sempre più raro trovare persone che si prodighino così per qualcosa in cui credono, il bene ad esempio, non il proprio ma quello della comunità in cui vivono, a discapito dei propri interessi e della propria vita.
Queste storie sono talmente edificanti che anche noi condividendole semplicemente ci sentiamo meno in colpa, in realtà noi non facciamo nulla perché siamo comuni mortali con il proprio lavoro e la propria vita ordinaria, solo che dimentichiamo che anche Assange e Snowden sono comuni mortali che prima dei loro atti di coraggio, vivevano la loro vita ordinaria.
La cosa che mi fa più incazzare è che i riflettori su queste storie si spengono sempre molto in fretta, questi paladini della giustizia si ritrovano da soli a dover corteggiare qualche paese magnanimo che gli offra asilo, succede ma molto spesso per motivi che non hanno a che vedere con il bene comune, rientrano più in una sfera di interesse personale, come la Russia in lotta con gli Usa dai tempi della guerra fredda, che ospita Snowden quasi per ripicca.
Io non credo nelle manifestazioni e le rivolte che partono dal basso, nel senso che la storia ci insegna, a parte la rivoluzione francese che aveva come protagonista un popolo letteralmente alla fame, per il resto i poveri e i deboli perdono di solito. Con questo non voglio dire che protestare non abbia senso, ma alle volte bisognerebbe capire qual è il metodo giusto per farlo e se si può fare veramente la differenza, denunciando i soprusi non con un grido di pancia ma con una strategia a tavolino.
A parte questa parentesi di pura retorica, ciò che voglio dirvi a quei pochi che leggeranno queste poche righe, è che voi potete fare la differenza perché potete parlarne e dimostrare la vostra sensibilità, condividendo queste storie con chi vi è a cuore, perché non c’è peggior arma contro tutti noi che la disinformazione e l’ignoranza.
C’è chi ha fondato una carriera sulla disinformazione come Roger Stone, forse questo nome non vi dice granché ma sappiate che il suo motto è “La moralità è sinonimo di debolezza e io la debolezza la disprezzo.”
Stone è uno degli uomini americani più influenti al mondo, un repubblicano convinto che ha aiutato Trump a vincere le ultime elezioni, ancor prima era al fianco di Ronald Reagan ma il suo eroe su tutti è stato Richard Nixon.
La fama di Nixon lo precede, non per essere stato il 37esimo Presidente degli Stati Uniti d’America ma perché è stato l’unico presidente a dimettersi dalla carica, non lo ha fatto per un eccesso di umiltà, figurati, ma per salvarsi il culo (perdonate il francesismo) anticipando l’imminente impeachment in seguito allo scandalo Watergate.
Se non sapete di cosa sto parlando è ora di aprire un libro di storia e studiare un pò, perché la storia insegna a non ripetere sempre gli stessi errori o almeno questo mi hanno insegnato che dovrebbe fare.