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Ascolto consigliato: Phoenix “If i ever feel better”

Passa il tempo ma poi torno sempre, eccomi qua a metà agosto e parto subito a bomba con la domanda delle domande:

“Cosa ci rende felici?”

‘Non è importante ciò che fai ma perché lo fai’ ho sentito dire.

Tutti ricercano la felicità più o meno consciamente ma, fateci caso, nessuno vi chiede mai: “Sei felice?”.

La felicità è soggettiva, non c’è una ricetta prescritta dal dottore che va bene per tutti, ognuno deve indagare dentro di sé per scoprire cosa lo rende felice e chiedersi il perché.

La felicità è fatta di continua ricerca secondo me e soprattutto muta, scommetto che il gelato al cioccolato che a 5 anni vi faceva andare in estasi ora non vi appaga come un tempo, anzi forse vi fa venire pure il senso di colpa, ovviamente dopo averlo divorato, non prima di aver raschiato il fondo della vaschetta vero?!.

Siamo abituati a generalizzare tipo: “Eh si a tutti piace andare in vacanza alle Maldive su uno yatch privato e pieno di confort…” Ok forse questa è vera! Ma non lo è per tutti perché basta guardare tra le vostre amicizie, sicura che tutti voi abbiate l’amico o l’amica che invece preferisce di gran lunga andare sul Monte Bianco e rimanere solo/a di fronte a un paesaggio naturalistico, e al massimo bere un birrino in un rifugio possibilmente senza un’orda di turisti.

La vita è una questione di preferenze e scelte, si spera di conseguenza ma non sempre scegliamo come ci detta il cuore, molto spesso ci uniformiamo al pensiero comune, ci facciamo piacere cose che non ci piacciono perché se non ti garba stare su uno yacht di lusso alle Maldive sei uno sfigato, hai qualcosa che non va.

Ovviamente quello che ho appena detto è una provocazione, lo sottolineo non perché penso che siate poco svegli voi ma perché ho imparato che nella vita esiste un credo inviolabile: “Non dare nulla per scontato”.

La storia che voglio raccontarvi l’ho letta su Vice e potete farlo anche voi pigiando ora link e parla di una ragazza di 24 anni, si chiama Diletta Bellotti e gira le piazze d’Italia per combattere il caporalato e dar voce ai braccianti invisibili nel nostro ‘bel paese’.

Diletta ha pur sempre 24 anni e tutto ciò lo sta facendo sfruttando Istagram.

Vi do un paio di numeri rubati alla ragazza: 1500 morti in 6 anni e 400.000 persone impiegate nella raccolta agroalimentare, pomodori, insalata, arance ecc che mangiamo tutti noi, a meno che non siate dei modelli da seguire e comprate solo dalla piccola azienda agricola del cugino di un amico o abbiate un vostro orto e tutte le mattine alle 5:00 prima di andare a lavoro andate a zappettare la terra e irrigare.

Dovete sapere che sono 100.000 le persone che vivono in baraccopoli in Italia e il 50% di loro accusa gravi problemi di salute per come vive e lavora, per far si che noi abbiamo il pomodoro da tagliere con la mozzarella d’estate, eh si, anche il basilico da metterci sopra.

Diletta può raccontare tutto questo perché ha fatto un esperimento: è andata a Borgo Mezzanone, baraccopoli di braccianti vicino Foggia e ci è andata a vivere per un mese.

Voglio sottolineare che per una ragazza di 24 anni bianca che cerca di non dare nell’occhio in una baraccopoli in campagna fatta per lo più di uomini neri è già un’impresa ardua, però lei si è resa conto che poteva essere pericoloso, nonostante la spregiudicatezza tipica di una giovane, e ha preso piccole  precauzioni tipo: “… arrivo parlando male italiano e mi metto a girare sigarette a 10 centesimi l’una perché nessuno mi avrebbe inserita nei campi.”

Diletta è stata un mese ma gli ultimi giorni dormiva nel retrobottega di un alimentari perché le mafie che gestiscono il business cominciavano a chiedersi: perché una ragazza cosi giovane, che non si droga ed è in perfetta salute vive in una baraccopoli ai confini della città di Foggia?.

Dopo aver lasciato questo mondo che, cito lei, “si avvicina pericolosamente alla schiavitù”, Diletta ha stilato per tutti noi una lista che ha come parametro il grado di violenza: “I caporali africani sono molto meno violenti di altri gruppi, uomini e donne invece che vengono da paesi come la Polonia sono molto più aggressivi con i loro sottoposti.”

Ovviamente in cima a questa piramide di sfruttamento indovinate chi c’è? Certo, i nostri concittadini italiani, i possidenti dei terreni che producono l’arancio che stai per spremere per farti la tua solita spremuta del mattino.

Diletta Bellotti è una ragazza di 24 anni, che ha deciso di girare le piazze d’Italia d’estate, sporcandosi la faccia di pomodoro come se stesse sanguinando, in silenzio e con un cartello che tiene in mano con su scritto “Law and Dishumanity”.

Fare questo esperimento spero l’abbia fatta sentire utile dato che suo padre è di Bari e lei ha fatto le magistrali a Bruxelles in Diritti umani e migrazione internazionale.

Non per ultimo ciò che desidera Diletta dalla sua vita è essere un’attivista e io spero che la rende felice.